amo gli uomini così forti da non avere paura di mostrare le loro fragilità e le loro insicurezze. quegli uomini che si accettano, e che si mostrano, per quello che sono...
alcune considerazioni metaforiche sul cosiddetto"sesso forte".
Il bufalo sta ruminando in una pozza d'acqua melmosa, le enormi corna ricurve che spuntano come ali nefaste da quella montagna di carne e di muscoli che è il suo corpo.
Si è staccato dal branco, ma non ha mutato le abitudini che scandiscono il ritmo pigro della sua vita. Trascorre la giornata in un ozio sonnolento e inizia a vivere solo quando scende la sera.
Nel suo mondo limitato e materiale, sono i muscoli e la prestanza fisica a segnare il destino di ognuno, a selezionare i vincitori dagli sconfitti, a benedire i forti, a condannare i deboli.
La sua ottusità di microcefalo erbivoro gli risparmia i problemi esistenziali. Vive il presente e non si cura del futuro.
Sarà colto di sorpresa dalla maturità che, afflosciandogli i muscoli, gli annienterà la vita. La maturità fisica naturalmente, quella intellettuale non è alla sua portata.
La sua femmina lo venera come un virile semidio e lui, gratificato fin nella più profonda superficialità del suo ego, le concede il suo vigore di maschio ma non il suo rispetto. Lei gli sarà grata per ogni sguardo e per ogni umiliazione, vivrà all'ombra delle sue corna e camperà infelice e contenta.
Equa è la legge che decreta che in natura ogni animale abbia la femmina che si merita.
Non lontano dal bufalo, altri animali si muovono furtivamente nella savana. Un piccolo branco di sette magnifici esemplari di leone. Maschi anche loro, come il bufalo, ma di tutt'altra levatura. Fieri, maestosi, eroici, dominatori. Uniscono l'astuzia alla forza, la strategia al'istinto, l'agilità alla robustezza.
E adesso tutte quelle doti verranno messe fatalmente alla prova.
Le femmine sono state poste al riparo, oggi saranno solo delle madri per i loro cuccioli.
Quello sarà un combattimento tra maschi che porterà onore o morte. La posta in palio è alta, ben più alta della mezza tonnellata di carne che sfamerà il branco per una settimana. Perché quella non sarà solo una lotta contro il bufalo. Sarà anche e soprattutto una sfida tra di loro e con se stessi, per affermare la supremazia sul branco e la loro virilità di giovani maschi.
I leoni continuano ad avvicinarsi alla preda e con una strategia vecchia di milioni di anni si preparano all'accerchiamento che precederà l'attacco finale.
Ecco, sono a circa trenta metri dal bestione.
Il primo a scattare sarà un eroe, comunque vada. Lui si lancia in una corsa folle che sembra tenerlo sospeso nell'aria e poi, con un ultimo balzo, si avventa sul bufalo e lo azzanna al collo, è così che si fa.
Il sangue caldo gli riempie la bocca, gli occhi, il naso. Li conosce bene il sapore dolciastro e l'odore acre del sangue.
Intorno a lui il caldo soffocante della savana, dentro di lui il freddo agghiacciante della paura.
Si, della paura. Una paura che ogni volta si ripresenta, attanagliandogli il cuore e la mente e le viscere. Una paura alla quale lui non può permettersi di soggiacere perché nel nome della sua specie "Panthera leo, leone" è scritto il suo destino, un destino che lo vuole forte e coraggioso ed eroico.
E lui, il re della foresta, deve dissimulare la paura con l'eroismo, la pietà con la crudeltà, l'umiltà con l'orgoglio, il dubbio con la certezza, l'emotività con la prepotenza, la fragilità con la forza.
La sfida più grande, la vittoria più esaltante sarebbe quella di riuscire a sottrarsi a quegli stereotipi per essere soltanto se stesso. Quello sarebbe vero coraggio!
Il maschio del leone non ce la può fare, la legge primordiale della savana non glielo permette.
Ma il maschio dell'Homo Sapiens Sapiens può riuscirci. Può riuscire a sconfiggere il mito che lo marchia come “il sesso forte” per essere semplicemente quel bellissimo esemplare che è. Un uomo.
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1 commento:
...io non sarei tanto sicuro che il maschio di Homo Sapiens Sapiens sia tanto pronto ad abbandonare il ruolo di presuntuoso e onniscente per mostrare il lato debole e fragile che in quanto essere umano ha...piuttosto cerca con toni di voce alti e sgarbati di sopraffare i suoi simili e soprattutto quelli del "gentil sesso" che hanno avuto la sfortuna di incontrarlo nel proprio cammino di vita; vedo continuamente intorno a me (non in famiglia) episodi del genere che mi fanno pensare che non siamo poi tanto dissimili dai cani o dagli animali in generale e per certi aspetti ritengo il genere umano anche un pò peggio. Quando? quando il vicino urla alla moglie "pensa a lavare in terra tu!", quando al bar sento dire,rivolgendosi alla moglie:"QUESTA mi ha proprio rotto", o peggio quando a dei colloqui di lavoro le esaminatrici,anche laureate, mi dicono che preferiscono assumere uomini perchè "non rimangono incinta...". Dopo questo sfogo, ragionando a mente fredda, do un pò di colpa anche alle mamme italiane ed alle loro figlie; le prime accudiscono i loro "bamboccioni" (per usare un termine di moda) fino alla tenera età di 35/40 anni mentre le figlie, memori della schiavitù delle loro madri tra fornelli e pavimenti da lavare, non si ribellano affatto quando il loro partner le tratta come delle pezze da piedi credendo sia loro dovuto il trattamento che hanno ricevuto fino al momento del distacco dalla famiglia. Polemico??no, ma da uomo a volte mi vergogno quando penso che faccio parte della stessa categoria dei suddetti....
un saluto a tutti i lettori e spero di essere contraddetto "sul campo" in un futuro non lontano.
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