mercoledì 7 novembre 2007

India tra realtà e fantasia

nel marzo del 2006 ho fatto un breve viaggio in India.
è stata un'esperienza che mi ha fatto riflettere su molte cose, che ha mosso tanti pensieri che conservo dentro di me perché non sono né pronta né qualificata per parlarne.
questo è un pezzo che ho scritto soltanto per "fermare" un frammento di quel viaggio...


Ho sempre desiderato visitare l'India.
Se credessi nella reincarnazione, direi che in una vita precedente devo essere stata una Maharani o, più probabilmente, un povero paria.
E adesso ci sono, in India. Nel Rajastan, perché viaggio da sola e non me la sono sentita di avventurarmi nelle regioni più devastate dalla fame e dalle malattie.
Sono uscita presto dall'albergo stamattina, la comodità della mia camera mi fa sentire in colpa, come un guardone che, protetto dal benessere che la sua agiatezza di occidentale gli consente, spia delle miserie che non ha nessun diritto di vedere. Perché non gli appartengono e perché alla fine ripartirà senza avere fatto niente per alleviarle.


Mentre cammino senza meta mi sento annegare in una malinconia amara, fatta di pena e di impotenza e di rabbia.
Avanzo per una strada assolata, costeggiata da un marciapiede che di notte offre un duro giaciglio ai senzatetto. Non lontano intravedo uno dei tanti slums, le bidonville dell'India, dove la gente vive e soprattutto muore senza acqua, senza cibo, senza Dio.
La malinconia si muta in un'angoscia struggente. Devo scuotermi, devo staccarmi almeno per oggi dalla sofferenza di questo paese che ogni giorno di più sta diventando anche la mia.


E' così che arrivo all'Amber Fort, un forte del colore del miele che racchiude all'interno delle sue mura padiglioni e palazzi degni di Sheherazade.
Un altro dei tanti contrasti dell'India.
E l'angoscia cede il posto ad altri sentimenti, così concreti e così familiari per noi occidentali da diventare rassicuranti. L'insofferenza per i turisti vacanzieri che, senza avere neanche sfiorato la realtà di questo paese, torneranno a casa con mille cose da raccontare. Lo sdegno per il patetico circo degli elefanti bardati a festa per appagare la futile smania delle foto-ricordo. L'avversione per la trasandatezza e per la chiassosità delle turiste, così dozzinali al confronto con la grazia e con la femminilità delle donne in sari.


Girovagando per l'Amber Fort resto come fulminata da una grande stanza senza finestre, con migliaia di pietre dure e una miriade di minuscoli specchi incastonati nelle pareti e nelle volte del soffitto.
Un vecchio mi si avvicina e in un inglese dolce e traballante inizia a cantilenare una storia più romantica di una leggenda:
“Questa è la Sala degli Specchi, la Sheesh Mahal.
Il Raja Jai Singh la costruì per la sua Maharani, per donarle tutte le stelle del cielo.
Bastava accendere delle candele e le fiammelle si riflettevano negli specchi creando un nero cielo stellato a qualsiasi ora del giorno.”


Probabilmente, anche se il vecchio non lo dice, l'amore del Raja fu precario come le fiammelle delle sue candele e migrò presto verso un'altra favorita.
Ma mi piace pensare che, negli anni o nei mesi o negli attimi in cui è durato, quell'amore abbia inondato la vita della Maharani. Che l'abbia fatta sentire preziosa e adorata e protetta. Che l'abbia avvolta con quella tenerezza a cui troppe donne dell'occidente hanno abdicato in favore dell'emancipazione.


E d'un tratto mi assale il bisogno, irragionevole e assoluto, di credere di essere stata davvero, in una mia vita precedente, proprio quella maharani. E di avere trovato, sotto quelle stelle accese solo per me, un conforto alle fragilità e alle insicurezze che in questa vita che mi vuole forte e determinata non avrò forse mai il coraggio di confessare neanche a me stessa.
Lo so che presto mi ritroverò di nuovo a tormentarmi per questo paese martoriato.
Ma in questo momento in cui una fantasia del passato porta alla luce una realtà del presente, la pena che provo è soprattutto per me stessa.



6 commenti:

Anonimo ha detto...

Grazie di questa fotografia sul mondo complesso e meraviglioso della femminilità.
Bellissimo!
Leonardo

MANUELA ha detto...

grazie a te, Leonardo. grazie di cuore.
ti abbraccio.
Manuela

Anonimo ha detto...

un pezzo che parla della femminilità in un modo intenso e delicato insieme.
un pezzo che fa riflettere...
mi è piaciuto molto, Manu.
Carla

MANUELA ha detto...

Carla, per commentare questo scritto hai scelto proprio gli aggettivi che meglio di tutti descrivono la femminilità.
intensa e delicata insieme.
grazie.
Manuela

Anonimo ha detto...

Sono tornato per offrirti una piccola stella *

MANUELA ha detto...

per questo scritto mi avevi già offerto un Fiore...
ancora grazie, Luca.
Manuela